Molto prima dei
41bis a Bancali, molto prima di Gomorra e molto prima di Lillo e Greg. Siamo a
pochi giorni dal Natale del 1905 e i sassaresi, con una punta di malcelato
razzismo, si indignano per un caso di cronaca - l'ennesimo, si legge - che vede
protagonista un detenuto meridionale. Scrive il quotidiano L'Epoca: "Gli
inquilini delle nostre carceri ordinariamente sardi e di solito tranquilli,
messi a contatto con i rappresentanti più autentici della camorra, della teppa,
della mafia continentale, divennero anch'essi turbolenti, violenti pure,
arrivando fino al vero e proprio ammutinamento".
Cos'ha provocato
questi toni durissimi, molto simili a quelli usati attualmente nei confronti
dei carcerati islamici? Semplicemente le gesta di Carmine Fiamma, un tipaccio
proveniente dal carcere di Noto* confinato a San Sebastiano per aver assassinato un carabiniere e famoso
per la personalità violenta, insofferente e provocatoria. Ancora prima di
sbarcare nella stazione di Sassari aveva sfidato i suoi accompagnatori:
"In treno riuscirò a sfilarmi i ferri dai polsi". Il giudice lo aveva
condannato a passare trent'anni in Sardegna. E Carmine aveva preso la sua
decisione: ogni giorno avrebbe fatto scontare una pena equivalente al piccolo
universo triste compreso tra via Roma e via Cavour. Un incubo per il direttore,
le guardie e il personale dell'infermeria.
La sua
personalissima strategia della goccia cinese iniziò con una vertenza contro i
panettieri locali. Godiamocela nella prosa originale del quotidiano:
"Chiese di parlare il direttore e quando fu in presenza di lui trasse di
sotto al giubbone da condannato una pagnotta e gettandola con burbanza sul
tavolo del direttore disse: io non mangio di questo pane da cani, questo pane
mangiatelo voi". Il direttore gli fece una stanca ramanzina e lo rispedì
in cella. Ma lui, poco prima di varcarne la soglia, gelò il secondino:
"Voi chi siete! Un giorno o l'altro vi strapperò il cuore e me lo mangerò
d'un boccone".
Detto, fatto (o
quasi). Una mattina alle 11 Carmine affronta la consueta ora d'ora in uno dei
cortili di San Sebastiano. Dopo neanche mezz'ora si accascia a terra,
contorcendosi per un malore e chiedendo di essere ricondotto in cella. Soccorso
da due guardie viene sollevato di peso e riportato nel suo raggio. Giunti di
fronte alla stanza si consuma la tragedia: Fiamma estrae da sotto il giubbone
una baionetta da carabiniere e colpisce con ferocia e violenza i due secondini.
Li ferisce entrambi al petto, sotto il capezzolo sinistro, a un passo dal
cuore. Uno dei due cade urlando in un lago di sangue: la ferita è profonda.
L'altro - meno grave - reagisce, gli salta addosso, chiama i rinforzi. Carmine
è ridotto all'impotenza. L'agente ferito viene portato in infermeria, le sue
condizioni sono preoccupanti. Per qualche giorno la notizia non supera il
muraglione di via Roma. Poi qualcuno spiffera l'accaduto ai giornalisti.
A questo punto il direttore di
San Sebastiano aveva quattro problemi: un agente in fin di vita, una baionetta
spuntata dal niente, un'opinione pubblica che chiede spiegazioni e un
delinquente d'oltremare che fa lo strafottente: "Quelle guardie mi hanno
fatto dei torti e pure un rapporto falso. Sono una vittima, signor
giudice".
Ma è su quella
baionetta che si concentrarono le polemiche. Al suo ingresso a San Sebastiano
Fiamma era stato perquisito con cura e vestito con nuovi abiti da capo a fondo.
Periodicamente la sua cella veniva passata al setaccio. Il mistero era, e rimarrà,
senza spiegazione. Al direttore che aveva sottovalutato la tenacia del mariuolo
non restò che allargare le braccia e incassare gli schiaffi della carta
stampata. Ha da passa' 'a nuttata.
*secondo il quotidiano L'Epoca era un siciliano, ma facendo ricerche su internet sono arrivato alla conclusione che potrebbe essere anche un noto brigante abruzzese, non proprio un meridionale.
Sempre su internet ho raccolto altre informazioni su Carmine Fiamma. Ecco un articolo tratto da http://docplayer.it/14891585-La-ferrovia-sulmona-isernia-compie-117-anni.html
La fuga del recluso Fiamma
Riportiamo integralmente un articolo a commento della foto in ultima pagina su «Tribuna Illustrata» di Domenica 8 febbraio Rivista trovata su uno noto sito web di aste on line da un amico Marco Ferrante, sempre attento anche alla nostra tematica. Un fatto avvenuto sulla nostra Transiberiana d Italia ovvero la linea Sulmona-Isernia sotto la Galleria di «Canzano». Difficile stabilire quale fosse esattamente la kilometrica in quanto in quel tratto sono presenti ben quattro gallerie di cui una artificiale. L'audace fuga del recluso Carmine Fiamma dalle unghie dei carabinieri mentre si trovava in un treno in corsa, è la scena che rappresenta la nostra ultima pagina a colori. Questo celebre malandrino che era stato condannato a trent anni di reclusione, viaggiava insieme con altri tre detenuti, sotto la scorta del vicebrigadiere Zattoni e d'altri due carabinieri, sul treno mattinale da Sulmona a Isernia. Quando il convoglio si trovò sotto la galleria di Canzano il Fiamma, con abile manovra, approfittando dell oscurità, poté liberarsi dalle manette, rimanendo per tal modo libero anche della catena che lo avvinceva ai suoi tre compagni. Non appena il treno era uscito dalla galleria, il Fiamma balzo fuori, come un gatto, dal finestrino che era stato aperto da un carabiniere, e si precipitò giù dal treno. Siccome c'è un Dio anche per gli audaci, il Fiamma, in quel ruzzolone che a un galantuomo avrebbe costato la vita, se la cavò con qualche leggere scorticatura al volto e alle ginocchia, e poté darsela a gambe giù per la spalla della strada ferrata, per internarsi poi negli sterpigli e nei boschi. I carabinieri, riavutisi dall atto fulmineo ed inatteso del Fiamma, apersero il finestrino ed unjo di essi, il carabiniere D Amato, saltò a terra per inseguire il fuggiasco. Il D'Amato, correndo, cadde più volte, ferendosi gravemente, cosiché il Fiamma potè guadagnare il bosco rendendo vana ogni altra ricerca pel momento. Per la cronaca aggiungiamo che il fiamma dopo aver vagato per un giorno e una notte pei boschi, fu segnalato ai carabinieri di Peltorano, che lo arrestarono. Era estenuato di fatica e morto di fame.
*secondo il quotidiano L'Epoca era un siciliano, ma facendo ricerche su internet sono arrivato alla conclusione che potrebbe essere anche un noto brigante abruzzese, non proprio un meridionale.
Sempre su internet ho raccolto altre informazioni su Carmine Fiamma. Ecco un articolo tratto da http://docplayer.it/14891585-La-ferrovia-sulmona-isernia-compie-117-anni.html
La fuga del recluso Fiamma
Riportiamo integralmente un articolo a commento della foto in ultima pagina su «Tribuna Illustrata» di Domenica 8 febbraio Rivista trovata su uno noto sito web di aste on line da un amico Marco Ferrante, sempre attento anche alla nostra tematica. Un fatto avvenuto sulla nostra Transiberiana d Italia ovvero la linea Sulmona-Isernia sotto la Galleria di «Canzano». Difficile stabilire quale fosse esattamente la kilometrica in quanto in quel tratto sono presenti ben quattro gallerie di cui una artificiale. L'audace fuga del recluso Carmine Fiamma dalle unghie dei carabinieri mentre si trovava in un treno in corsa, è la scena che rappresenta la nostra ultima pagina a colori. Questo celebre malandrino che era stato condannato a trent anni di reclusione, viaggiava insieme con altri tre detenuti, sotto la scorta del vicebrigadiere Zattoni e d'altri due carabinieri, sul treno mattinale da Sulmona a Isernia. Quando il convoglio si trovò sotto la galleria di Canzano il Fiamma, con abile manovra, approfittando dell oscurità, poté liberarsi dalle manette, rimanendo per tal modo libero anche della catena che lo avvinceva ai suoi tre compagni. Non appena il treno era uscito dalla galleria, il Fiamma balzo fuori, come un gatto, dal finestrino che era stato aperto da un carabiniere, e si precipitò giù dal treno. Siccome c'è un Dio anche per gli audaci, il Fiamma, in quel ruzzolone che a un galantuomo avrebbe costato la vita, se la cavò con qualche leggere scorticatura al volto e alle ginocchia, e poté darsela a gambe giù per la spalla della strada ferrata, per internarsi poi negli sterpigli e nei boschi. I carabinieri, riavutisi dall atto fulmineo ed inatteso del Fiamma, apersero il finestrino ed unjo di essi, il carabiniere D Amato, saltò a terra per inseguire il fuggiasco. Il D'Amato, correndo, cadde più volte, ferendosi gravemente, cosiché il Fiamma potè guadagnare il bosco rendendo vana ogni altra ricerca pel momento. Per la cronaca aggiungiamo che il fiamma dopo aver vagato per un giorno e una notte pei boschi, fu segnalato ai carabinieri di Peltorano, che lo arrestarono. Era estenuato di fatica e morto di fame.