(Prima di proseguire vi consiglio di leggere QUI la prima puntata di questa storia. Per chi ha fretta ecco un breve riassunto: nel 1943, poco prima di Natale, una vecchia rivela a un soldato umbro che la donna sassarese che sta per sposare è ancora formalmente unita in matrimonio a un altro uomo. Il milite la prende male e annulla le nozze. Prima di andare via dimentica di portare con sé i certificati fatti arrivare dal Continente).
La megera - che ha il cervello veloce
come la calcolatrice meccanica del grossista di via Coppino – di fronte ai documenti lasciati dal soldato ha un’idea: con quel rapido addio, la donna ha perso la
possibilità di usufruire dei sussidi dovuti alle mogli dei militari: figlia mia
perché non celebri comunque il matrimonio e così ci dividiamo quei bigliettoni
mensili? La promessa sposa è scossa ma coglie il messaggio, d'altronde ci sono
quattro figli da sfamare. Il progetto richiede diverse forzature, intanto
perché qualcuno deve impersonare il fante di Orvieto, poi perché la donna deve
attuare il famoso stratagemma e infine perché bisogna fare le cose in fretta.
Il primo problema è risolto: un altro soldato continentale si presta a entrare
nella parte e procura anche i due testimoni: in Sardegna ci sono migliaia di
militi sbandati, l'anagrafe è nel caos ed è impossibile fare verifiche; il
secondo ostacolo - il fatto che lei sia già sposata - è superabile perché la donna chiede i documenti al Comune a
nome di una sorella nubile; infine ottiene da un medico compiacente un
certificato dal quale risulta in imminente pericolo di vita, in modo da
giustificare l’urgenza.
C’è tutto, ora si può andare dal
parroco che, impegnato nei preparativi natalizi, celebra le nozze all’istante.
Le due truffatrici hanno vinto, possono dividersi il sussidio. Ma il cuore,
appena sopra lo stomaco affamato, batte ancora. L’orgoglio e la speranza di
riacciuffare quel giovane e ingenuo amore, inducono la donna a compiere un
errore fatale. Va dal soldatino per sbattergli in faccia il certificato di
matrimonio: siamo sposati, perdonami e ricominciamo come se nulla fosse
accaduto. Lui si indigna, va prima dal parroco - che rimane basito - e insieme
si rivolgono alla Questura. La sposa, la vecchia megera, il medico e i due
testimoni vengono arrestati. Il finto sposo si dilegua per tempo, tanto nessuno
sa il suo vero nome.
La storia finisce sul giornale con un titolo che è un
invito a lasciar perdere le altre notizie: “Un matrimonio da operetta, cronaca
incredibile”. L'anonimo giornalista, probabilmente il grande Aldo Cesaraccio,
si diverte da morire e chiude il pezzo in modo spietato: “Il banchetto nuziale,
com’è logico, avrà avuto luogo a San Sebastiano…”.