(Nella puntata precedente: in un orto vicino a Santa Maria un giovane viene ucciso durante una ronda per proteggere il raccolto dai ladri. I sospetti si concentrano su un militare che al tramonto vagava nella zona).
Alla fine del 1943 lo stomaco di Sassari si trova nelle Quattro cantonate di Turritana. Di notte qui si sfidano, tra le proteste, i cantori di stornelli; tutto il rione sogna, ama e impreca al ritmo delle chitarre. Di giorno può essere un luogo di salvezza. Il quotidiano stampato in città – si chiama L’Isola e fino al 25 luglio era la voce solitaria del regime - scrive che vi “fiorisce il più impudente mercato nero”, con decine di sfaccendati che contrattano e propongono affari a tutte le ore del giorno. Usano un linguaggio sconcio - le donne passano veloci - e sparano prezzi improponibili. Ma possono essere anche d’aiuto. A Sassari il razionamento segue regole e cicli imprevedibili, è così in tutta la Sardegna. Possono passare settimane senza che venga distribuita carne, formaggio, olio e sapone. I prezzi di alcuni prodotti sono lievitati del 1.500 per cento. Molti negozi hanno il doppio fondo: dalla strada appaiono desolatamente scarni di merce, ma se sei un cliente speciale e fidato, disposto a pagare 20 lire per un lucido da scarpe, 24 per una bottiglia di vino e 150 per un rossetto, si può dischiudere il ricco mondo dei retrobottega. Ma non sono in molti a potersi permettere questo stile di vita. Il mercato, quello vero, è una sorta di girone dantesco. Molti lo evitano per le intemperanze dei clienti in fila e il vociare dei venditori in un vortice di bestemmie, insulti e spinte. Gli inviti a un comportamento civile sono inutili.
Negli ultimi sei mesi il mondo si è rovesciato: prima il Fascismo che si schianta contro la Storia, poi gli amici che diventano nemici e i nemici amici, e per un misterioso motivo l’isola si allontana dalla terra ferma. Come Mosè in fasce abbandonato alla corrente del fiume, come un faldone destinato a prendere polvere in un magazzino dimenticato. Nel resto d’Italia la guerra incendia città e campagne, i partigiani salgono sui monti, i tedeschi si vendicano dei vecchi alleati, gli americani sbarcano nel Meridione tra ali di folla. In Sardegna si fa da soli, il potere è quasi tutto in mano alle forze armate che dall’Armistizio tentano faticosamente di dialogare con il governo centrale, che delegano quello che possono alle piccole autorità locali, che tentano disperatamente di rianimare le insufficienti scorte alimentari. Rischia di scomparire la carta moneta. Chi ha soldi li nasconde sotto il materasso, ma così è più facile che perdano valore. Ai tedeschi è stato consentito di lasciare l’isola senza quasi colpo ferire. Gli americani sono sbarcati, ma in modo soft. A Sassari sono arrivati il 23 settembre, in sordina perché il giornale ha annunciato il giorno sbagliato e per strada non si sono riversati cittadini festanti. A cose fatte scriverà: “La popolazione ha accolto gli alleati con manifesta simpatia; vi sono stati anche applausi”. (2 - continua)
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