venerdì 8 maggio 2020

La rincorsa dei Carlini tra "maledizioni" e successi







Terza puntata della ricerca dedicata agli antenati lontani. QUI potrete trovare quella dedicata a Salvatore Masala, mentre QUI la prima dedicata all'invasione dei genovesi e alla famiglia Ottonello. Ora ci spostiamo sul ramo, sempre genovese, dei Carlini. 

Le immagini che ho scelto per questo articolo sono eccezionali e riguardano i funerali di Alfonso Carlini, mio bisnonno, morto nel 1934. Alfonso era nato a Masone da Andrea Carlini che aveva cercato la fortuna a Sassari subito dopo il colera del 1855 trascinandosi la famiglia e dando vita a una dinastia protagonista dell'economia cittadina.

Abbiamo raccontato come la calata dei genovesi abbia destabilizzato la popolazione sassarese. Vediamo quale fu il percorso dei Carlini. Tutto inizia nella Valle Stura, la retrovia di Genova, uno dei centri nevralgici del commercio mediterraneo. È qui, come nel retrobottega di un artigiano che si affaccia sulla via principale di una città, che l’industria ligure trasforma le materie prime raccolte in giro per i mari. Masone è la capitale dei ferrai, un borgo produttivo composto da un nucleo centrale e tante cascine sparse nelle campagne. Ha conosciuto lo sviluppo dalla fine del Quattrocento, e nei secoli il suo tessuto demografico è un groviglio inestricabile di linee ereditarie appartenenti a poche famiglie: tra queste gli Ottonello e i Carlini.

Degli Ottonello ho già parlato. A leggere il libro di Pietro Pastorino si intuisce che i Carlini sono di sangue caldo: presenti a Masone dal Quattrocento, sono famosi per essere sempre pronti a menare le mani, a Sassari li chiameremmo affarradori. In molti abitavano nelle già citate cascine e furono protagonisti anche di congiure contro il Marchese del tempo. Nonostante questo anche loro, come gli Ottonello, vantano diverse vocazioni religiose: 3 preti e 11 suore. Ma il paradiso se lo conquistano con la costruzione della Cappella del Carmine tutt’oggi curata dalla famiglia.

Ma perché a un certo punto Ottonello e Carlini prendono la strada della Sardegna? Le cose a Masone iniziano a cambiare nella seconda metà Settecento. L’economia fondata sul ferro risente della concorrenza anglosassone e pian piano le famose cascine si svuotano per mancanza di lavoro. La valle conosce un’emorragia storica dei suoi figli: la gran parte prende la via dell’Argentina e degli Stati Uniti. Un piccolo gruppo individua la Sardegna come terra promessa.

Non è una scelta comoda: fino al 1814 è possibile raggiungere l’isola da Genova solo con i bastimenti a vela: tartante, brigantini, feluche, polacche; da quell’anno si può utilizzare la Real Goletta, a patto però di portare con sé coperte, materassi e cibo per la traversata, e tutto con una grande incognita: quanto durerà viaggio? Si riuscirà a scansare i pirati o i terribili mori? Viaggia solo chi è costretto per lavoro. Ad esempio, il 13 giugno 1821 il canonico Giovanni Spano si imbarca a Porto Torres ma tocca terra in continente il 20 agosto: passa l’estate in balia delle tempeste e delle onde. Scenari da Odissea omerica.

Ad Andrea Carlini va meglio perché dal 1835 erano iniziate le corse i battelli a vapore, prima una volta ogni quindici giorni, poi una a settimana. Il primo approdo del Gulnara fu salutato da una folla di curiosi giunta da tutto il nord ovest della Sardegna. Il parroco di Sennori organizzò una comitiva dal paese per assistere a questa meraviglia. Il primo sbuffo di modernità nel Golfo dell’Asinara, 150 anni prima delle torri del petrolchimico. 


Alfonso Carlini, la moglie Filomena Manzoni e i figli. La bambina seduta a destra è mia nonna Teresa.
Per conoscere quale spettacolo si trovavano di fronte i genovesi appena scesi dal battello basta leggere i resoconti dei grandi viaggiatori dell’epoca. La Sardegna è una terra arretrata e povera. Ci vuole coraggio, ma può bastare il complesso di superiorità, per piazzare le tende dalle nostre parti. Sassari otteneva generalmente il consenso per i giardini, le vallate verdi e i corsi d’acqua. Ma quando si trattava di penetrare le mura, soprattutto nei bassi di San Donato e Sant’Apollinare, il quadro sanitario e ambientale si faceva umiliante e degradante. Tanto che negli anni Trenta dell’Ottocento quando fu costruito il nuovo Palazzo di Città, i sassaresi ben consapevoli della loro condizione trovarono un immediato significato alla quattro “S” disegnate nella ringhiera del balcone: Sassari Sarà Sempre Sporca. E per quanto i genovesi siano stati visti come predoni, è innegabile che il loro arrivo fu una delle cause della trasformazione della città.

Come detto, con il commercio i liguri misero mano anche all’edilizia. Andrea Carlini, come tutti, acquisto e ristrutturò. Abbiamo già parlato della casa nelle Appendici, ma il negoziante – come si legge negli atti del Comune – acquista casa anche in Carra Pizzinna, l’attuale via Cesare Battisti, e ristruttura una palazzina nel vicolo chiuso di via San Carlo, tra Sant’Apollinare e il Corso. Enrico Costa cita la tenuta di Santa Barbara, di fronte all'attuale Bricoman.

Andrea ha diversi figli.

- Il primo, Gio Batta (che si chiama così come il nonno Ottonello), lavora come bancario e poi calca le orme del padre; si sposa con Luigia Zanchi e ha dieci figli. Il primogenito è Andrea, rampante avvocato, ma meritano di essere citati anche Erminio e Luigi che porteranno avanti lo spirito imprenditoriale;

- poi ci sono Teresa (prima) ed Eugenia (poi) che si sposeranno con Gavino Solinas: dalla seconda unione nascerà Vito, mio bisnonno per parte materna;

- il quinto figlio, e secondo maschio, si chiama Alfonso e si sposa con Filomena Manzoni.(che aveva già un figlio, Angelo Manai, che diventerà anche lui un noto imprenditore). Avranno otto figli. La più piccola è Teresa che si sposerà con Salvatore Masala diventando mia nonna paterna.


La maledizione dei Carlini

Sulla discendenza di Andrea Carlini sembra abbattersi un sortilegio che tocca gli omonimi del fondatore. Andrea Carlini, l’avvocato figlio di Gio Batta, muore improvvisamente. Ne dà notizia il 12 aprile 1899 La Nuova Sardegna, senza nascondere la commozione:

Ieri sera verso le ore 6 cessava improvvisamente di vivere fra le braccia della madre l’avvocato Andrea Carlini, dell’età di 28 anni. La dolorosa notizia, sparsasi con rapidità fulminea destò penosissima impressione nella nostra città, dove il Carlini era conosciutissimo. Una lunga schiera di amici, che a Sassari contava molti e affezionati, si recò subito a visitarne la salma, non potendo credere a tanta sventura. Il Carlini, laureatosi in legge or sono due anni aveva iniziato a esercitare l’avvocatura con lode. Era amato da quanti lo conoscevano per il suo buon cuore e per il suo carattere aperto e simpatico. Le nostre sentite condoglianze alla famiglia. I funerali avranno luogo domani alle 9.

A testimonianza di questo grande dolore rimane la grande cappella gotica del cimitero dove troneggia il busto del giovane Andrea. 

Fotografato di spalle mentre osservo la cappella edificata in memoria di Andrea Carlini junior
Due anni dopo nasce un nuovo Andrea Carlini, figlio di Cristoforo Felicito. Morirà solo quattro anni dopo.

Per motivi di spazio tralascio di ricostruire i successi imprenditoriali del ramo "Giobatta" e mi concentro sul ramo "Alfonso", dal nome del mio bisnonno, una figura che ha segnato pesantemente la storia della mia famiglia: per la personalità forte e accentratrice e perché ha creato un’azienda nel comparto oleario che dopo cento anni porta ancora il suo nome (oggi si occupa di prodotti petroliferi).

Le prime cronache a nostra disposizione lo presentano, però, come vittima di un furto. È il 13 giugno del 1892

Tredici barili spariscono. Il proprietario signor Alfonso Carlini viveva sicuro del fatto suo, poiché i barili d’olio, chiusi com’erano nel magazzino posto nel già vicolo chiuso G in corso Vittorio Emanuele, non potevano far gola a nessuno. Ecco il giudizio umano come spesso erra. I barili, otto di primissima qualità e cinque di qualità un po’ inferiore, furono, malgrado tutte le precauzioni, portati via mediante apertura con grimaldello, nella data indeterminata dall’uno al sette. Si fanno le solite indagini, speriamo che non abbiano… il solito esito.

Lo sviluppo di questo ramo Carlini è attraversato da un’altra maledizione: quella di morire lontano da casa. Così capita ad Alfonso Carlini: la sua scomparsa improvvisa nel 1934 porterà il quotidiano L’Isola a dedicargli ben due articoli che danno l’idea del personaggio:

19 maggio. Ci giunge notizia da Genova che nel pomeriggio di giovedì improvvisamente si è colà spento, lontano dai suoi affetti più cari, il cav. Alfonso Carlini, nota e stimata figura del commercio sassarese. La ferale nuova, immediatamente propagatasi per la città, ha dolorosamente colpito quanti ebbero a conoscere e apprezzare le alti doti d’animo e di cuore dell’estinto, che durante la sua vita interamente dedicata agli affetti della famiglia e all’assiduo onesto lavoro, si era acquistato unanime stima e simpatia. Ai figli, e in special modo al nostro camerata Francesco Carlini, ai familiari tutti colpiti da tanta sciagura, le più vive nostre condoglianze. 

I funerali di Alfonso Carlini



23 maggio. Domenica mattina sono state tributate imponenti onoranze funebri alla salma del compianto cav. Alfonso Carlini, improvvisamente spentosi in Genova nel pomeriggio di giovedì scorso. Il feretro, accompagnato dai familiari e dagli intimi, giunse alla stazione, ove era atteso da molti amici, col diretto di Terranova e fu subito trasportato nella chiesa di Santa Caterina ove fu celebrata “corpore presente” una messa di suffragio e impartita la benedizione alla salma. Dalla chiesa si formò il lungo corteo funebre, che era aperto da tutti gli istituti pii cittadini e dal clero. La bara era deposta, coperta dai fiori della famiglia, su di un carro funebre di prima classe, del quale reggevano i cordoni il Procuratore del Re commendatore Emanuele Pili, il comm. Ezechiele Pallavicini, il Direttore del Credito Italiano dott. Rovigatti e il cav. Uff. Scipione Costa- Seguivano i figli dell’estinto, i generi, i nipoti, i parenti e uno stuolo numerosissimo di amici e conoscenti, fra cui molte autorità e notabilità cittadine, i quali tutti vollero recare l’ultimo tributo di affetto all’estinto che, padre amoroso, cittadino esemplare e benefico, godeva le unanimi simpatie e la stima generale. Ai figli, e in special modo al camerata Francesco, ai familiari tutti così duramente colpiti, rinnoviamo in quest’ora dolorosa le nostre più vive condoglianze.

Anche in questo caso, l’unico modo per perpetuarne la memoria è costruirgli un mausoleo degno di quel necrologio: un edificio massiccio e squadrato, il cui ingresso è controllato da un uomo muscoloso e nudo che tiene una pesante mazza rivolta verso il basso. Sopra il tetto e tutt’intorno altre statue e bassorilievi di donne che piangono con il capo coperto. Forza, volontà e dolore.


Dodici anni dopo, il 22 gennaio del 1946, la presunta maledizione toccherà un figlio di Alfonso, Francesco, deceduto a Milano dopo “breve violenta malattia”. A reggere l’azienda rimane Achille. C’è anche un altro figlio maschio di Alfonso che si terrà una posizione più defilata: si chiama anche lui Andrea ma, non si sa se per tenere lontana la malasorte, in famiglia lo chiameranno tutti Uccio (e che forse anche per questo è vissuto serenamente fino a tarda età).


CONCLUSIONI
Compiere ricerche nel passato familiare significa sprofondare lentamente in un pozzo senza fondo. Il numero di informazioni utili è potenzialmente infinito, così come lo sono le fonti: quelle documentali tradizionali, che pure non sono poche, e quelle orali: tante quanti sono i discendenti viventi di una persona. La progenie di Salvatore Masala e Andrea Carlini è incalcolabile.

Ho fatto allora una scelta: concentrarmi su quelle essenziali informazioni documentali (articoli di giornale, libri e materiale d’archivio) capaci di integrare la memoria tramandata di generazione in generazione. Leggendo queste pagine avrete individuato piccole imprecisioni o pensato che “manca un pezzo”. È inevitabile. Non sono uno storico e non ho tutti gli strumenti della ricerca scientifica.

Volevo semplicemente dare un quadro generale e verosimile di due personaggi chiave nel percorso che ha portato alla mia nascita: un uomo di cultura sassarese al cubo e una dinastia di mercanti e manager.



Le FONTI PRINCIPALI sono ovviamente il Sassari di Enrico Costa (nella versione Edizioni Gallizzi del 1992), il libro di Angelo Lobina Le gobbule del Notajo Salvatore Masala (sempre Gallizzi, 1996), Radici antiche e Radici Nuove, cognomi delle famiglie di Masone di padre Pietro Pastorino (Parodi Azienda Grafica & Affini, Genova, 1995).

Poi ci sono gli articoli di Alessandro Ponzeletti, e tanti libri che mi hanno aiutato a ricostruire il contesto e a trovare piccole informazioni specifiche. Ecco i principali.

Iniziamo da Sandro Ruiu:

- Tra città e campagna, La Camera del Lavoro di Sassari e della provincia dalla fondazione all’avvento del fascismo 1900/1922, Cgil, Sassari, 1990;

- Dizionario storco degli imprenditori di Sardegna (insieme a Cecilia Dau Novelli) Volume I e II, Aipsa Edizioni, 2012 e 2015.

Poi c’è Paolo Cau:

- Le guide di Sassari, Palazzo Ducale. Comune di Sassari, 2004

- Palazzo Ducale, politica burocrazia e lavoro al Comune di Sassari in età liberale, 1848-1914. Comune di Sassari, 2018.

Le due opere a cura di Antonio Capitta dedicate a commercio e industria:

- Ex fabrica, Capitani d’industria a Sassari Mediando, 2014

- Negozi & Negozi, Mediando, 2016

Sempre per le edizioni Mediando:

- Enrico Costa, lo scrittore e la sua città, di Manlio Brigaglia e Simonetta Castia, 2009

- Impossibile concorrenza!, di Simonetta Castia e Stefania Bagella, 2004.

Grazie a Giovanni Carlini per alcune foto e all'Archivio Storico Comunale e alla Biblioteca Comunale per la cortesia e la disponibilità di sempre.