mercoledì 27 febbraio 2013

L'anno delle Ombre: 3 - Doppio furto al Corso




(Nelle puntate precedenti: dopo l'8 settembre, lontani dagli orrori della guerra i sassaresi si arrangiano tra fame e mercato nero. A fine anno un giovane viene assassinato mentre difende l'orto dai ladri: i sospetti si concentrano su un uomo in divisa che vagava nella zona).


Sono passati due giorni due giorni dall’omicidio di Santa Maria. Di buon mattino il cavalier Valerio Firino va ad aprire la succursale numero 1 della Posta che dirige in piazzetta Nazario Sauro. Trova una brutta sorpresa: il portone è stato scassinato e dentro è tutto all’aria. Dalla sua scrivania mancano 9.500 lire, alcuni pezzi di cuoio, numerosi pacchetti di sigarette, sigari e altro. Tutta roba di grande valore.
Il poveretto va sconsolato in Questura a denunciare il furto. Qui la seconda sorpresa: davanti alle forze dell’ordine si è presentato, per lo stesso motivo, Mario Murgia, il gestore del bar del Corso che confina con la Posta. Anche lui alleggerito dai ladri durante la notte: 3.000 lire, cinque chili di torrone, varie bottiglie di liquore. I due vengono ascoltati dal commissario Colonna che manda sul posto il brigadiere Olla e l’agente Campolattano.
Mentre controlla i due locali, Olla nota tra i curiosi accalcati nella piazzetta un militare particolarmente interessato. L’uomo non perde un movimento dei due agenti. Il brigadiere riemerge in strada, si avvicina al soldato e lo invita a seguirlo in Questura. E’ un paracadutista di Littoria che di fronte a un interrogatorio serrato crolla quasi subito e confessa di essere l’autore dei due furti. Ma non è finita: gli agenti della squadra mobile arrestano altri due militari, uno di Caserta, l’altro di Civitavecchia, un paracadutista della Nembo classificato da tre mesi come disertore.
Confessano subito anche loro. A mezzanotte sono entrati nel bar di Murgia e dopo aver goduto dei piaceri del bancone, già che c’erano hanno puntato al bottino grosso della Posta. Non è stato particolarmente difficile. La storia finisce bene: gli agenti si recano dall’affittacamere di via Sebastiano Satta dove, sotto falso nome, dormiva il disertore. Trovano tutta la refurtiva, la riconsegnano al cavalier Firino e all’oste Murgia e assaporano gli elogi della stampa.
Ma perché in piazzetta Nazario Sauro come nell’orto del Dopolavoro nessuno si è stupito della presenza di delinquenti in uniforme? Anzi, perché nel caso del duplice furto è stata proprio la divisa ad attirare l’attenzione degli investigatori? (3 - continua)

Nessun commento:

Posta un commento